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reva rispondesse una S. Teresa con la faccia tinta di bile per indicarne l’ascetismo. «Non vedete che il bambino santo ne piange?» fremeva un San Domenico con gli occhi spiritati da accendere da essi solo i roghi. «Vattene ai paesi tuoi! Vattene!» borbottava il santo protettore della città, che era un vescovo effigiato in gesso con una barba nera e tonda di brigante ben nutrito. E se non fosse stato gravato dal piviale e dalla mitria che lo insaccava sino alla nuca, si sarebbe mosso e mi avrebbe scacciato a colpi di pastorale.

Io cercavo di persuaderli umilmente che da un anno e mezzo era con loro, che mi dovevano riconoscere per un buon figliuolo, che dovremmo vivere in buon accordo; ma tutte queste ragioni non piegavano il loro sguardo stupido e feroce. «Tu per noi sei un intruso, vattene ai paesi tuoi!» dicevano in coro.

Mi distolse da quella contemplazione un raspìo alla porta.

— Che cosa è? — domandai a me stesso. Poi mi sovvenni della cagna e provai un rincrescimento disgustoso. — Avanti! — dissi a voce forte; e allora subito la porta si aprì un