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in faccia la realtà; e quelle parole mi vi costringevano mio malgrado, che non poteva dare un crollo per liberarmene.

Il treno aveva un bell’allontanarsi, un bel fuggire; ma la mia casa rimaneva sempre lassù, deserta e trista, e la madre mia, anche senza che io ci pensassi, si aggirava per quelle stanze oramai nude e fredde, e parlava di me con tutte quelle cose mute. E insensibilmente cominciai a piangere con una gran pietà per lei e per me.

Una decisione mi si imponeva per forza; ma ciò che mi turbava e mi sconvolgeva era che dovevo essere io, proprio io, a decidere di me; e vedere quella macchina che andava così diritta e così sicura! Ah, potere aver la volontà e la forza di quella macchina!

Giunsi a F***. Mi chiusi in me, nel mio appartamentino e cominciai a meditare sul da farsi.

Gli stenti e le privazioni di una vita di lavoro non tanto mi impaurivano, quanto il pensiero di dovere contendere e combattere di accortezza e di forza con gli uomini. Fino allora io ne aveva evitato il contatto e la mia gioventù era corsa senza scosse, come un olio. Questo pensiero di dovere venire a tu per tu con gli