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andare a casa a far le feste con lei: era tanto che non ci era stato e morivo della voglia di rivederla.

Nevicava, nevicava da parecchi giorni, dì e notte, come ne le fole, a grandi falde.

Ma era il Natale! Quanti ricordi si congiungevano a quel nome soave! Ricordai quando tutto il palazzo era in festa, quando v’erano tanti invitati che dormivano anche nelle stanze del palazzo. Erano parenti, amici venuti da lontano; mio babbo li voleva tutti vicino a sè in quel giorno. Egli che volevano portare come progressista o repubblicano della deputazione politica, aveva una melanconica religione degli usi e dei buoni costumi di una volta. Mi ricordo che voleva persino che ne la nostra cappella si celebrasse la messa di mezzanotte. Ricordo anche la cucina, con la cappa del camino grande come tutta la parete. Lui vi scendeva madido di neve, con gli stivaloni infangati e la carabina a tracolla e su la tavola rovesciava il carniere pieno di selvaggina da lui cacciata, e dava gli ordini alla cuoca che parea comandasse una carica alla baionetta; e poi v’erano certe schidionate enormi di capponi che rosolavano al fuoco. Fuori im-