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lasciandomi la coscienza tranquilla di aver adempito al mio dovere; la seconda perchè mi toglievano il doloroso dubbio di una possibile ruina. Quanto ad approfondire di persona la cosa non ci pensavo più. Mia madre diceva così, dunque era così; e poi mi pareva che un patrimonio come il nostro dovesse essere come qualche cosa di intimamente congiunto alla antica gentilezza del nome e della famiglia, e che un temporaneo dissesto non potesse per nulla influire su la sua stabilità.

Rimaneva l’altra questione di conquistare quest’alto grado, questo posto degno del mio nome. Che cosa lei s’intendesse con tali parole, io allora non sapeva chiaramente: la spiegazione più semplice che io sapessi darvi era quella di vivere onoratamente come si conveniva a gentiluomo e come nel fatto viveva. Alle volte il vero, cioè la vera volontà materna, mi balenava alla mente, ma la mia inerzia mi impediva di venire ad una spiegazione concreta.

Chi sa? — pensavo — forse vuole che io mi faccia un nome come avvocato, come uomo politico, che scriva dei libri, che mi metta ne gli affari, che so io. Tutto ciò mi sarebbe piaciuto.