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I poderi vennero presi in affitto chè di nostri ne rimanevano ben pochi; le macchine arrivarono: trebbiatrici, aratri, sgranatrici, pigiatrici, ecc., ecc.; e poi grandi vagoni di grano e di concimi chimici vennero portati su fra le meraviglie, le dicerie, le invidie, le maldicenze, le crollate di testa dei villani, che ognuno voleva dire la sua.

All’antica compagnia degli imbroglioni politici, subentrò una compagnia nuova, meno numerosa, ma non meno dissanguatrice di agenti, commissionari, sensali e simile genìa.

Per quegli anni io ricordo mio babbo, anche nei giorni più affocati di luglio, su e giù per i campi, a sorvegliare, a dare ordini, a dirigere i lavori. Lo ricordo in mezzo a tutti quei villani con la sua faccia abbronzata, sotto un gran cappello di panama, una giacca di fustagno, le grosse scarpe di cuoio grezzo, e la barba rossiccia con qualche filo d’argento, accuratamente quadrata, che cadeva su lo sparato di batista fragrante.

Morì tragicamente: una pugnalata terribile nel cuore che lo lasciò freddo, stecchito.

Ecco come: la festa di mezzo agosto, verso