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il romanzo della guerra 39

cia bene — dice Lolli. — Adesso, vedi, vado a dormire più tranquillo.

Ma quando fu il mattino, ottenebramento completo: i Francesi battuti a Charleroi. Particolari orrendi di strage. Longwy caduta. Longwy cadea! I versi del Carducci battono monotoni, insistenti contro le pareti del cervello. Non so che cosa fare tutto il giorno.

Dal barbiere, un vecchio petroniano, parente del famoso sur Pirein, legge, come può, il numero dei morti. Commenta: «Quante pipe hanno perduta la loro cannuccia!»

Un salumaio ed il barbiere ridono. È la frase, parafrasata dalla plebe, della canzone di gesta: «Quanti francesi vi hanno perduta la loro giovinezza!»

Un ufficialetto tutto fresco, elegante, seduto all’aristocratico caffè Medica, immerge, con le unghie rosee, un panino dolce nel caffè e latte dolce. Vorrei vedere ufficiali ferrei, terribili.

Una meretrice, dipinta, canta, sulla soglia, una canzone da caffè concerto: Ma se c’è il signor curato, resto!....

In via Rizzoli mi sorprende questa frase bisbigliata sotto i baffi grigi da un maggiore di artiglieria ad un suo collega: «Quale imprudenza! Ma non dovevano mai attaccare!»

Vi sono molti ufficiali fra via Rizzoli e via Indipendenza: imberbi, eleganti, in istile. Ripeto: li vor-