Pagina:Ovidio - Le metamorfosi.djvu/519


254
ria a questa favolosa fittione, essendo stato Pico huomo eloquentissimo, e tale che con la sua eloquentia haveva ridotti molti popoli del Latio da una vita rozza, e fiera, a una humanità socievole e civile; e s’era fatto loro Re; leggesi in Plinio che la natura di questo uccello è di andar cercando per gli arbori i sami delle formiche, e dove ne trova, spinge fuori la lingua laquale è molto lunga alla proportione del suo corpo, e tenendola fuori soporta che le formiche glie la forino con i loro accutissimi aculei, e quando la vede ben carica la retira dentro, e si ciba delle formiche di quella maniera, però si dice che Pico tirava i popoli a se con la sua lingua, e fattosi Re loro pasceva la sua ambitione. Descrive l’Anguillara molto vagamente le bellezze di Pico nella stanza, Ei fu nell’età sua piu verde, e bella come ancora vagamente lo rapresenta bellissimo in habito di cacciatore nella stanza, N’andò succinto, e riccamente adorno e nell’altra ancora dove lo sta mirando Circe come ancora rapresenta molto vagamente Circe inamorata di lui, nella stanza, Ecco che a gli occhi miei si rapresenta e nelle seguenti: mostra ancora quanta forza habbi in una donna inamorata lo sdegno maggiormente quando si vede spregiare dalla cosa amata, nella stanza, Sprezzami pur non ti darai mai vanto.

Ci da essempio i compagni di Macareo trasformati in uccelli per haver voluto sparlare contra Venere, quanto siano pazzi, e temerari quegli huomini che ardiscono di contendere co ’l cielo, perche al fine sono cangiati in uccelli; che non è altro se non che vengon a risolverse in pensieri sciocchi e vani. Va l’Anguillara come è accostumato di fare in tutto il suo Poema, facendo ricche le cose di Ovidio come fa quivi, descrivendo quanto lietamente fu raccolto Enea dal Re latino, nella stanza, Quivi Enea da Latin con lieto volto e nella seguente nella quale descrive la bellezza di Lavinia, nominando la matre. Bella descrittione è ancora la sua dell’adunare un campo nella stanza, Tutta corre l’Italia a questa guerra.

Il rozzo pastore pugliese trasformato in Oleastro per essere fatto scherno de i canti, de i suoni, e delle danze delle Ninfe, arbore che ancora rittiene il suo frutto, e il suo succo amarissimo, ci da essempio che chi è tristo e scelerato, serà sempre il medesimo, se ben cangierà habito, & apparenza non rimarrà di esser l’istesso, come si vede che ’l pastore che tuto che cangiasse scorza, non cangiò però la sua varia amarezza.

Le navi d’Enea trasformate in Ninfe marine per opera di Venere, sono le speranze humane che ci conducono per il passaggio di questo mare, che alla fine rimangono poi partendo noi per condure & esser favorevoli a quelli che sopragiongono di mano in mano, sotto l’imperio di Venere, dimostrandose sempre nemiche della prudenza figurata per i Greci, quali sono astutissimi; che non lascia fondar la speranza altrui in cose vane, e instabili come l’onde del mare, descrive quivi in un verso solo l’Anguillara molto vagamente tutte l’infelicita della guerra, & è l’ultimo della stanza, Se ben soccorso i Rutuli non hanno come ancora descrive il dar fuoco che fa Turno alle Navi di Enea, nella stanza: Ecco che Turno un giorno il foco accende.

La morte di Turno, e la roina, e l’incendio di Ardea, dal quale ne nasce l’uccello, ci da a vedere che dopo l’espugnatione, e la vittoria de nostri nemici, la fama del valor nostro s’alza al cielo, e quanto maggiori serano i nemici, tanto serano ancora maggiori le loda portate pe ’l mondo dalla fama, come si vede che furono quelle di Enea, dopò haver vinto Turno suo inimico; che furono cosi alte, e maravigliose, dopò tante fatiche, tanti viaggi, tanti travagli, e pericoli del mare; che fece creder’a ogn’uno che ’l fusse collocato nel numero de i Dei, come finge Ovidio dopo haverse lavata la parte mortale nel fiume Numitio; rapresenta l’Anguillara i preghi di Venere a Giove molto affettuosamente, nella stanza, Ó padre, ò de gli Dei superno Dio e nella seguente.

Vertuno inamorato di Pomona, che diremo che sia altro che l’avaro avido de i fruti della terra? che si come Vertuno si trasforma in molte forme, cosi l’avaro spinto dal soverchio desiderio delle ricchezze, si cangia in tutte le forme, come di mercatante, di povero, di artefice, da villano, si rende schiffo tal’hora pur che gliene torni bene, e che vi concorra il suo guadagno di trasformarse in fachino; che Vertuno si trasformasse poi in una vecchia per poter meglio ingannar Pomona, ci da essempio che dobbiamo molto ben’haver l’occhio alle vecchie che conversano con le nostre figliuole che sono gionte horamai all’età convenevole al marito, perche molte giovani seranno constantissime a i preghi, & alle lagrime de gli amanti, a i presenti, all’oro, & a qual si voglia forza di persuadere, ma alle parole di una tristissima, e scelerata vecchia subito si veggono vinte, e danno il possesso di se stesse e del loro honore alle falsissime maghe, vinte dalla