Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
86 |
visitare anche Firenze; tutto ciò poco ad essa importava, anzi le cagionava rammarico ed inquietudine. E perchè? Perchè una cosa sola le apparve fra tutte le altre; e fu che tanta affluenza di nuovi abitanti farebbe crescere il prezzo degli affitti, ed il prezzo corrente altresì degli oggetti indispensabili alla vita di ognuno. Egli è pur vero che se le case di Firenze crescevano di valore, queste essendo proprietà dei fiorentini, il vantaggio era loro altresì; e lo stesso poteva dirsi degli oggetti necessari alla vita di tutti, come le farine, le carni, gli ortaggi, i latticinii, ecc., ecc. I fiorentini non sono punto gonzi, e intendono tutto ciò come lo intederebbe l’uomo più versato negli studi economici. Ma un’altra cosa intendevano pure; ed era, che il cresciuto consumo dei viveri, ed il cresciuto bisogno di abitazioni, sola cagione dell’aumento dei prezzi, renderebbe necessario un accrescimento di produzione, e per conseguenza di lavoro e di fatica. Nè valse far loro osservare, che insieme coi consumatori verrebbero dal di fuori, cioè dalle altre parti d’Italia e dallo stesso toscano contado, dei produttori, cioè degli operai, che si assumerebbero con lieto animo quell’eccesso di lavoro, che essi fiorentini non potrebbero o non vorrebbero eseguire. — In tal caso, rispondevano i fiorentini, nascerà la concorrenza: dovremo contendere coi nuovi arrivati per ottenere quel poco di lavoro che ne bastava sin qui; l’opera nostra non sarà più così gradita a chi la riceve; i nuovi arrivati faranno altrimenti, e si dirà che fanno meglio di noi; dovremo studiare, esercitarci, ecc. E piuttosto che esporsi ad un accrescimento di occupazione, che produrrebbe loro un sicuro aumento di guadagno, i fiorentini hanno in gran numero emigrato dalla capitale, per ritirarsi sui territorii di Pescia, di Prato, di Pistoia, di Lucca, ecc., come in oasi non ancora invase dalla moltitudine e dalla civiltà, e dove si può tuttora vegetare placidamente in un ozio decente e dolcissimo. Il sagrifizio costò loro assai, e non poche maledizioni salutarono l’arrivo di quelli irrequieti, cupidi ed ambiziosi che nulla rispettano, e che sconvolgono senza rimorsi il placido andamento degli affari in Toscana. Ma per amaro ch’ei fosse, il sagrifizio si compì, ed oggi un certo numero degli opifici più prosperosi della capitale sono nelle mani di piemontesi o di lombardi; chè a fronte dei fiorentini noi lombardi siamo prodigi di energia e di ambizione.
Io non mi maraviglio punto che ciò accada in Italia; e saremmo