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CAPITOLO TERZO
CARATTERE DELL’ITALIANO
SUE VARIETÀ E SUE CONSEGUENZE
L’Italia può oggidì considerarsi come fatta e compiuta. Lo scopo di tanti sforzi, di tanti sacrifizi, l’oggetto di tante aspirazioni e speranze, può dirsi raggiunto. — L’Italia ha veduto l’ultimo di quei soldati stranieri che la tennero sì a lungo soggetta rivarcare le Alpi, lasciandola erede dell’inespugnabile quadrilatero; e l’Europa tutta proclama la santità de’ suoi diritti, e si dichiara stanca di vederli conculcati. Un certo sentimento di orgoglio può essere scusato in noi, quando pensiamo alle cangiate nostre sorti, alla simpatia acquistata, al nostro rapido innalzamento al grado di potenza di primo ordine; in noi che otto anni indietro eravamo considerati come una mandra di servi austriaci. Ma l’ebbrezza della gioia e dell’ambizione soddisfatta riesce pericolosa a chi troppo vi si abbandona. — Abbiamo altro da fare che congratularci vicendevolmente per le conquiste ultimate. — Dobbiamo costituirci fortemente, e vincere quelle abitudini e quelle tendenze del nostro carattere, che si oppongono al nostro sviluppo morale, intellettuale e nazionale.
L’Italia fu sempre riputata ricchissimo paese, e fu questo un equivoco. Il suolo italiano è certamente il più ferace di Europa, e l’agricoltura vi è giunta, parzialmente almeno, ad un certo grado di perfezione che mal si accorda col limitato sviluppo delle scienze e dell’industria — Il motivo di tale difetto di armonia è evidente.