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che adorano i popoli d’Italia; era un Dio senza culto, senza ministri, senza tempii, e quasi senza leggi. Tutto il rimanente era una stupida e perfida superstizione, gettata sui popoli per accecarli, e renderli obbedienti ad un clero che si era fatto il primo strumento della tirannide dei re. Mi si farà osservar forse che tali dottrine nulla hanno di pellegrino nè di squisito; e sottoscrivo pienamente a tale giudizio.

Mazzini però sapeva con chi parlava, e quale scopo egli si proponeva di raggiungere. Si è parlato molto di Giuseppe Mazzini, e di lui furono portati i più opposti ed esagerati giudizi. Fu portato alle stelle come il salvatore e il liberatore d’Italia; come lo scopritore o l’inventore di nuove dottrine politiche atte a produrre la rigenerazione italiana; come un’eroe capace e pronto a tutti i sagrifici di cui potesse abbisognare il suo paese; un uomo dotato di tale potenza di azione sovra i popoli, che la sola sua presenza, e una sola parola ch’egli ad essi volgesse dovea bastare a trasformarli, infondendo in essi il suo meraviglioso coraggio e la sua energica risoluzione.

Altri non videro in Giuseppe Mazzini che un fanatico ambizioso e di limitato ingegno. Dissero le sue dottrine politiche false e viete, e lo accusarono di lusingare i popoli per renderli a sè stesso ligi, e per farli docili e ciechi strumenti della sua ambizione. Alcuni arrivarono sino a pensare, se pure nol dissero, che qualora il popolo italiano s’imbevesse realmente delle idee mazziniane, e imprendesse di realizzarle, minor male sarebbe per le classi colte e civili stringersi intorno al dominatore straniero, piuttosto che lasciarsi trascinare da una furibonda plebe in tutte le follie sanguinose che la rivoluzione francese non seppe evitare.

A me non ispetta di pronunziare fra così variali giudizi. Credo che le intenzioni di Giuseppe Mazzini fossero pure e rette, principalmente in quei primi tempi di ciò ch’esso chiama il suo apostolato. E credo altresì che le sue dottrine altro non sieno che un’eco delle dottrine rivoluzionarie francesi, ridotte a semplice teoria, e spoglie di quella violenza che l’azione e la resistenza degli oppositori sono atte a generare. Ma con queste dottrine false e viete, ma con questo suo parlare enfatico, ampolloso ed intralciato, Giuseppe Mazzini riescì nel corso di pochissimi anni a trasformare il popolo italiano, e ad ispirargli l’odio del dominio straniero, e l’amore della libertà e della indipendenza e quello della patria. Non so se Mazzini avesse la co-