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tuzionale; e sotto tale monarchia rimanersene costante e soddisfatta per tutto quel tempo che è già caduto nel dominio della storia, cioè per tutto il tempo decorso dal 59 sino ad oggi. — L’Europa conobbe allora che gli emigrati italiani non erano tutta la nazione italiana; che l’Italia poteva godere di una saggia libertà, ed assumere l’importanza a cui il numero delle sue popolazioni, l’antica sua storia, ed il carattere de’ suoi abitanti le danno diritto, senza che perciò un’orda di rossi sovvertitori si scatenasse sulle vicine contrade e togliesse loro la pace e la civiltà; conobbe che l’Italia riscattata ad un tempo dalla schiavitù, e dalle viete e funeste assurdità rivoluzionarie, doveva sorgere rapidamente al livello delle più colte ed incivilite nazioni; e ciascuna delle nazioni europee pensò di farsela amica, per poi trovarla tale quando il bisogno se ne facesse sentire.

Oggi l’Italia è senza nemici, e possiamo sperare che così rimanga per lungo tempo, imperocchè non v’ha occasione per essa di lottare o di competere colle altre potenze europee. — La nazione italiana non avendo esistito, come nazione, nel passato, non ha assunto impegni nè con sè stessa, nè con altre, che oggi le sieno d’inciampo al consolidamento della pace con l’Europa tutta. — La sola Inghilterra potrebbe vedere in un lontano avvenire l’Italia sua emula e sua rivale sul mediterraneo; ma la potenza marittima dell’Inghilterra è talmente superiore a quella che noi potremmo acquistare, diciam pure, in un secolo, quand’anche nostra unica cura fosse appunto l’emularla nel mediterraneo, ch’essa può senza imprudenza aspettare almeno un mezzo secolo ad ingelosirsi di noi. — Quanto alle altre potenze europee, l’Italia non scenderà nell’arena per competere con esse. — Non contesterà alla Russia la signoria sopra l’Asia, nè alla Francia la signoria sopra l’Africa settentrionale, nè quella sul Belgio o sulle provincie situate sulla sponda sinistra del Reno, nè alla Prussia il progressivo assorbimento degli Stati germanici; nè all’Austria finalmente contesterà il compenso ch’essa tenterà di ottenere alle molte sue perdite, all’epoca dello smembramento dell’impero d’Oriente, in alcuna delle provincie più occidentali di questo. E neppure al gran Signore si presenta minacciosa ed ansiosa di affrettare quello smembramento, dal quale nulla spera e nulla ambisce. Solo la Corte di Roma ne considera con timore, sospetto ed avversione; e n’ha ben d’onde, poichè essa e il Regno d’Italia non possono convivere pacificamente sul suolo italiano.