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che l’Europa intera si sforza di ottenere, e che ottenute soddisfano le aspirazioni liberali dei popoli più civili; le istituzioni che nel corso di due secoli crearono l’America, e la resero l’oggetto dell’universale meraviglia; queste benefiche, queste nobili istituzioni, noi, nati ieri, le abbiamo giudicate nello spazio di sette anni, e le abbiamo condannate come cose puerili, vane ed indegne del nostro rispetto. Mi perdonino i miei compatrioti, se dico loro che un tale giudizio è indegno di una nazione che rispetta sè medesima, e che vuol essere libera ed indipendente.
La guerra del 66 ha messo in chiaro una verità importantissima, ed è che la scienza, l’intelletto e la coltura intellettuale valgono più del numero, della forza e del coraggio anche sui campi di battaglia. A qual cagione si attribuiscono i mirabili trionfi della Prussia? Alla scienza de’ suoi generali, e al fatto che nessun cittadino è ammesso nelle file dei difensori del paese, se non ha seduto pel corso di sei anni sulle panche delle pubbliche scuole. Questa verità, questa superiorità del sapere sovra la forza materiale fu confessata da tutti; e si confessava altresi che il poco successo delle nostre armi deve essere imputato alla nostra ignoranza. Ne gioverà essa questa lezione? L’avvenire risponderà; ma quanto al passato fa d’uopo avvertire che in questi ultimi sei anni l’ignoranza nostra andò sempre crescendo. Gli studenti disertano le università, i professori, stanchi di professare nelle aule vuote, disertano le cattedre; e l’ultimo ostacolo posto alla prepotenza dell’ignoranza, il rigore dei pubblici esami, è rovesciato dagli studenti, che tratto tratto si ribellano, si rifiutano agli esami, ed esigono che il governo abbandoni il sistema che li costringe ad aprire qualche libro. E il governo cede a tali deplorabili esigenze, per evitare il disordine, gli scandali e la taccia di pedantesca tirannide. Il governo dovrebbe resistere, punire i rivoltosi, e mantenere la regola stabilita; ma egli è pur troppo vero che l’intolleranza degli oziosi è giunta a tale estremo, che la resistenza e la fermezza del governo darebbe luogo sulle prime ad ogni sorta di calunniose imputazioni e forse anco a scene scandalose. Il governo in questa occasione, come in tante altre, si comporta come dovrebbe comportarsi verso una nazione civile e degna della libertà: lascia che la nazione si governi da sè, seguendo i proprii lumi, le proprie facoltà. Ma si è egli assicurato che noi siamo in grado di governarci da noi?