Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
102 |
dal suo meschino guadagno per soddisfare l’esattore, senza risentirne un grave danno. Egli è vero altresì che i poveri non sono mai stati esonerati dal pagamento delle imposte; che ogni capo di famiglia, per povero ch’ei fosse, pagava altre volte il così detto testatico, ossia tassa personale, dalla quale erano esclusi i soli mendicanti, e che il testatico ammontava ad una somma pressochè tripla della tassa sul minimum della rendita, tassa che non giunge a due franchi annui. — Ma chi riflette a queste cose? La tassa sulla ricchezza mobile era nuovamente imposta; e d’altra parte nessuno ama di spendere il suo denaro altrimenti che per l’uso suo proprio. Dunque la nuova tassa spiacque a tutti quelli che vi soggiacquero; e perchè spiaceva loro, non si volle riconoscerne nè la giustizia nè la necessità, e si gridò contro il governo come tiranno e spogliatore. La tassa era stata stanziata dai rappresentanti della nazione; che importa? al solo governo fu imputata, e chi avesse giudicato secondo quanto si vociferava nelle conversazioni, sulle piazze e nei caffè, avrebbe concluso che il governo aveva ordinata arbitrariamente questa nuova imposta per arricchire sè stesso; e non per mettere il paese in condizioni tali che si potesse mantenere libero ed indipendente. — La nazione italiana attraversa ora una difficile prova, per acquistare e consolidare la sua libertà. Questa libertà, essa la possiede, e ne gode così pienamente, che non potrebbe oltrepassarla, senza cadere nel disordine e nell’anarchia. Ma l’acquisto di tanta libertà le costò caro, ed ora essa ne sta pagando il prezzo. — Nulla v’ha di più naturale, di più inevitabile. In sei anni abbiamo dovuto raggiungere sulla via della civiltà tutte le nazioni che vi camminavano da secoli, mentre noi eravamo rimasti immobili nelle tenebre dell’ignoranza e della servitù, in cui ci tenne il dispotismo straniero. Se gli italiani riflettessero freddamente, intenderebbero senza fatica che le conquiste operate debbono costare sagrifizi ingenti, ed avendo risoluto di operare tali conquiste, ne pagherebbero il costo senza lagnarsi e senza accusare alcuno. Ma gli italiani, per quanto appare, non sanno riflettere freddamente, e si consolano delle loro angustie, imputandole ora a questo ed ora a quello.
Somigliano in ciò i bambini, che urtando in qualche mobile, si adirano contro lo stesso, e lo battono fieramente, o per castigarlo o per dare sfogo all’ira loro e al loro dispetto. Si direbbe che nes-