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il buon ordine e la moralità pubblica sono impossibili. Mi si dirà forse, che se il popolo non rispetta la legge, ciò avviene perchè gli esecutori della stessa non sanno farla rispettare, o perchè la legge medesima non è rispettabile. — Vane asserzioni. Il popolo non è in grado di giudicare del merito della legge, e non dovrebbe creder lecito il tentarlo. Quanto alla taccia che si appone agli esecutori di essa, l’accusa è facilmente rintuzzata; poichè se gli esecutori della legge non la impongono con sufficiente autorità e fermezza, ciò proviene dal disprezzo con cui la vedono accolta da coloro che dovrebbero ciecamente seguirla. Se gli esecutori della nostra legge meritano la taccia di debolezza, nessuno sapeva che essi la meriterebbero, quando appunto fu pubblicato il codice, e la derisione della legge non aspettò per manifestarsi che tale debolezza fosse conosciuta. Se il popolo non si cura della legge, si è perchè vide i suoi maggiori deriderla e farne soggetto dei loro motteggi. Se il buon senso nazionale non pone rimedio a questa malaugurata condizione di cose, verrà un giorno che il disprezzo popolare della legge produrrà delitti e disordini infiniti; e la colpa di questi peserà sul cuore e sulla coscienza dei beffeggiatori spensierati e frivoli, che non sanno por freno alla sbrigliata loro lingua. — Lo stesso accadde per le nuove imposte. Ella era cosa generalmente intesa e conosciuta che il peso delle imposte, cadendo tutto intero ed esclusivamente sulla possidenza fondiaria, era un’enorme ingiustizia, e rendeva impossibile il progresso dell’agricoltura. La tassa sulla ricchezza mobile, cioè sui capitali e sulle professioni, era desiderata e acclamata da tutti coloro che possedevano le prime nozioni della pubblica economia, e considerata come un futuro sollievo per la possidenza fondiaria, che è quanto dire per l’agricoltura. Eppure non appena fu promulgata la legge che imponeva la ricchezza mobile, ecco levarsi da ogni banda un coro di lamenti e d’invettive, come se la nuova tassa fosse destinata a rovinare l’intero paese, e giungesse improvvisa ed a tutti inaspettata. Egli è vero che la legge era male concepita in alcune sue parti, e che il regolamento per l’applicazione di essa, aggiungeva altri errori a quelli contenuti nella legge stessa. Egli è vero, a cagion d’esempio, che il minimun della rendita tassabile, fu stabilito troppo basso, poichè colui che guadagna col lavoro delle sue mani 400 franchi all’anno, ed ha una famiglia da mantenère, non può sottrarre una parte anche minima