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E borghi, e terre, e gran Cittadi, e ville
Àn deturpato ormai; e il lor concetto
Presso i Padroni di Venezia è tristo.
Oh vituperio! le lucenti Sciable
Si dislacciaro, e i mal aguzzi spiedi1
Posero ai fianchi lor. Se fosser questi
Campioni arditi, ed i più forti al Mondo
Quando li vede non li teme il Turco.
Dunque vi prego, come miei fratelli,
Ad accettar un sano mio consiglio.
Se un vero Nazional vi si presenta
Fuggite agli occhi suoi: se alcun vi chiede
La Patria, il nome, la Nazion, il luogo,
Non dite mai, che Dalmatini siete.2
Se de’ Falconi non avete l’ali,
E voi de’ cucchi il natural prendete.
Non stiate deturpar più la Dalmazia,
Ed irritar il Doge di Venezia;
Perchè Dalmazia de’ Falconi il nido
Fu sempre, ed è: sopra or le siede, e impera
Il Veneto Leon suo difensore.
Ma, Prence tu, corona mia lucente,

  1. I Morlacchi chiamano spiedi le spade degl’Italiani.
  2. Il Poeta veramente dice, non dite mai di essere da Gliubglane, ch’è lo stesso, che ascondere il luogo nativo, ch’è la Dalmazia. Questo luogo di Gliubgane è nella Lika. Una volta i nostri Morlacchi sprezzavano i Likani, come poltroni, adesso i Likani sprezzano i nostri, perchè assai più poltroni di essi loro. Una volta per istrappazzo di poltroneria correva il proverbio Liçanska-Virro, Fede de’ Likani; ed ora corre per proverbio Kninska Virro; Fede de’ Kninani, perchè i Morlacchi del Territorio di Knin specialmente sono sempre in rissa con quei di Lika.