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di al fratello dello ucciso, ed in mancanza al più propinquo, poi, le ginocchia, in terzo luogo le mani, e per fine si baciavano scambievolmente, e dopo una tale formalità la pace era fatta. Ma nel punto stesso il reo veniva spogliato dal parente dello ucciso di tutti i suoi vestiti, che doveano essere del valore, secondo i patti, già per lo avanti stipulati, e si vestiva con altri, che portava seco. Si passava, dopo ciò, ad una continua gozzoviglia per tutto un giorno a spese del reo, e quinci succedeva, che il furore del vino, non l’immaginario elogio del morto, come dice il Fortis, faceva che nascessero de’ nuovi omicidj. Al presente questi usi ridicoli nelle paci, e riconciliazioni sono quasi aboliti, e se lasciamo da parte il Contado di Zara1 ove non di rado succedono, ed alcune altre picciole Ville della Morlacchia, in molti luoghi non solamente non si fanno, ma s’ignorano questi modi di pacificarsi. Non è peraltro, che anche a giorni nostri non costino le paci fra i Morlacchi, ma elleno si combinano con pochissima spesa a quel, ch’erano una volta, e di ordinario con la sola, e solenne ubbriacchezza de’ congiunti, ed amici a spese dell’omicida, ed in o-

  1. Questa usanza antica conservata ancora tra Morlacchi del Kotar, ed alcuni altri del rito Greco, che oltre il cognome particolare, ritengono quello di chiamarsi Zcernogorzci, cioè Montenegrini, ci dà a divedere, che molti Morlacchi del Kotar, e diversi degli altri distretti sono provenuti da Monte nero, e niente s’ingannò il Geografo Magini, tacciato di errore dal Fortis, perchè disse che i Morlacchi della Dalmazia sono derivati dall’Epiro. Io non vi trovo altro difetto nel Magini, che di aver universalizzata la proposizione. D’onde poi si sieno trasportati in Epiro, questa è un’altra questione.