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clesiastici d’impedire sì fatte congiunzioni concedendole solamente fra’ sessi uguali. Essi per lo gran numero le avean prese per un reggimento di amanti. Bel reggimento! Eppure s’ingannavano di gran lunga, nè conveniva imputar certi abusi vergognosi alla semplicità del costume, di cui parleremo in seguito. Tutti gli amici, e specialmente quelli, che si legano a piedi dell’altare si formano un dovere di ajutarsi scambievolmente in qualunque occorrenza, e pericolo, ed arrivano a tal grado di sensibilità i loro contratti amichevoli, che si recano ad onore i Pobratimi il perder la vita gli uni per gli altri. E come il perder la vita per tutto altro sembra fanatismo, e furore, così per l’amicizia egli apparisce un tratto di quella naturale tenerezza, che manca nelle anime ben educate, e che convien cercarla ne’ rozzi petti de’ Morlacchi, che intendono assai bene le leggi di pretta Natura. Nè si persuada alcuno, che io voglia far da declamatore a questo proposito. L’amicizia è stata sempre consagrata da’ Morlacchi da’ tempi fuor di memoria, ed Ovidio in più luoghi parlando de’ Geti, da cui, come più volte repetemmo, discendono in buona parte i nostri Morlacchi, ne fa aperta testimonianza

     Scilicet hic etiam, qua nulla ferocior ora est
          Nomen amicitiæ barbara corda movet.

Ep. 2. ad Cot. Pont. lib. 3.

    ragion è, che le Sorelle rispettive de’ Pobratimi vengono da essi chiamate Posestrime anche al presente, senza, che vi preceda cerimonia veruna. Non si vuol peraltro attribuir delitto al Fortis uno sbaglio, così innocente.