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dal distinguere i vocaboli in puerili, muliebri e virili (puerilia, muliebria, virilia); e questi in silvestri e in cittadini (silvestria et urbana); e de’ cittadini, altri pettinati e scorrenti, altri irsuti e ruvidi (qæedam hirsuta et reburra). Scartate quindi le specie di vocaboli che non convengono al Volgare Illustre, «rimangono solamente» dice «i pettinati e i cittadini irsuti, che sono nobilissimi e membri del Volgare Illustre.» Sola etenim pexa, hirsutaque urbana tibi restare videbis, quæ nobilissima sunt, et membra Vulgaris Illustris. Pettinati poi chiama i trisillabi, o vicinissimi alla trisibilità, con altre condizioni che non occorre di riferire. Pexa vocamus illa quæ trisyllaba, vel vicinissima trisyllabitati. Gl’irsuti li divide in necessari e ornativi: necessari, e da non potersi scansare, certi monosillabi, come si, vo, me, te, se, a, e, i, o, u; ornativi quelli che, misti ai pettinati, formano un costrutto di bella armonia.

Non vi par egli che ce ne sia più che abbastanza per far confessare anche ai più recalcitranti, che nel libro De Vulgari Eloquio non si tratta d’una lingua, nè italiana, nè altra qualunque? Vi dirò, ma questo, proprio in confidenza, che, maravigliato io medesimo d’un così pronto e intero successo, ebbi, un momento, il prurito di finire con un grido di trionfo. Ma riflettendo che tutto il talento e lo studio che c’è voluto, consiste nell’aver letto un libriccino di sessantuna pagina in piccol sesto, chè tante ne occupa il Trattato nell’edizione del Corbinelli, ho tirata indietro la mia spacconata.

«Come face le corna la lumaccia.» In verità, sarebbe stato un povero Veni, Vidi, Vici.

Finisco invece più sensatamente, col chiedervi scusa del disturbo che v’ho dato, e col pregarvi, anzi con l’intimarvi di continuare a voler bene, fin che c’è tempo, al vostro

Alessandro Manzoni.


Milano 1868.