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Essa ripugna, principalmente in un poema, che non deve respirar altro che una dolce, religiosa e consolante malinconia1. Non c’è alcuno fra i poeti, che hanno parlato di sepolcri, che abbia usato un’immagine sì disgustosa. La loro sensibilità era sempre accompagnata dalla sana e verace filosofia. In quei cimiteri ove senza distinzione son riuniti gli avanzi dell’umanità, Virgilio non vedeva nulla di più contrastante che i nemici che la morte aveva riconciliati:

Hic, motus animorum, atque haec certamina tanta
Pulveris exigui jactu compressa quiescit2.

Ed è su tal soggetto che Hervey esclamava:

.

    le reliquie, d’un nomo d’altissima mente e di santi costumi. Se non che forse la patria e l’anima non hanno a che fare ne’ giornali.

  1. Alla p. 48 not. 2 si vedrà quali fallimenti questo poema deve respirare.
  2. Questi versi hanno a che fare co’ morti come Virgilio ha a che fare con lei. Ella gli scrive come li trovò citati dal traduttore francese d’Hervey nel primo sermone. Li rilegga col contesto nelle Georgiche, lib. iv, vers. 86. Virgilio raccomanda al colono di dividere le api combattenti gittando nella mischia un pugno di polvere: così questi sdegni e queste battaglie represse da un po’ di polvere si calmeranno. — Scriva Hi motus; non Hic motus; e quiescent non quiescit — perchè regalerebbe due solecismi a Virgilio che regala dei versi bellissimi a chi gl’intende.