le sue leggi. Ma allora la natura togliendo ad essi la vita della passione che li alimentava con quella mistura di un perpetuo piacere e dolore, non fa loro sentire se non l’impotenza dell’uomo, e l’amarezza e la vanità, e in fine la sazietà. Augusto dopo aver sottomessi i suoi concittadini e riportate le spoglie contese prima da Silla, da Mario, da Pompeo, da Cesare, da Bruto e da Marc-Antonio; dopo avere dominato per quarant’anni il più colto e il più popolato e il più potente degl’Imperi che abbiano mai esistito, e che esisteranno forse nel mondo, credevasi superiore alla natura e alle sue vicissitudini: perdè alcune legioni in Germania. Allora sdegnandosi d’esser’uomo e soggetto alle leggi comuni, sentì tutta la vendetta della natura. Percoteva la testa nelle pareti e riempiva il suo vasto palazzo di strida ridomandando le legioni sterminate di Varo. Quand’ anche avesse vinto tutti i suoi nemici, a che gli avrebbero giovato que’ suoi trionfi? I suoi più cari amici cospiravano su l’are domestiche contro la sua vita; ed egli s’era ridotto a piangere le infamie e la morte de’ suoi più stretti congiunti. Sciagurato! voleva governare il mondo, e acciecato da quest’ambizione, non seppe governare nè il suo proprio