Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/373

336

che di divino vive e cresce, e regna nell’anima di tutti noi; cosa siasi, nè parola può esprimerlo, nè mente umana può conoscerlo; vero è che se è in tutti noi non è nè uguale nè simile. Ma questo è l’istinto che crea i pittori, gli oratori, i poeti, gli scienziati, ei filosofi; che rende inquieto affannato, ozioso, infelice l’uomo che lo possiede e non lo seconda; che invece rende soddisfatto, lahorioso, beato colui che gli sacrifica. La barbarie, la superstizione, e la fortuna possono contaminarlo e soffocarlo come i serpenti volevano far d’Ercole nella culla; l’educazione, l’esercizio e lo studio lo alimentano e lo invigoriscono. Questo è il genio a cui ogni uomo dell’antichità, e specialmen te i maggiori e più dotti greci e romani consacravano un’ara domestica per cui solo credevano di poter operare, e per cui giuravano: e Socrate gli avea, com’ei dice, consacrato un tempio nel proprio petto. La natura ha dotato tutti gli uomini di varie tempre, di varie fisonomie, e di vario istinto per fare quell’ammirabile discordia da cui risulta l’armonia sociale. Da queste varietà di caratteri e di tendenze risulta la varietà delle arti; e l’esercizio pieno, libero, felice di un’arte non risulta che da una facoltà apposita, e la facoltà presume i bisogni, ei bisogni non alimentati conducono