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Abbiamo assai volte detto che l’eloquenza è l’anima di ogni arte letteraria, dirige le opinioni degli uomini per mezzo delle passioni; fa sentire, e trovare, ed amare la verità rendendola chiara e soave; fa aborrire i vizi ed imitare le virtù dacchè e quelli e queste sono più o meno con perpetua mistura insiti nel genere umano.
Niuno può negare che un letterato ove riesca ad adempiere questi ufficii dell’eloquenza, non porti grande utilità alla patria: e s’è detto che la smodata avidità di danaro, e la libidine di cercar gloria, anzichè giovare all’adempimento di questo nobile ufficio, gli nuoce sommamente, perchè l’avidità fa vendere l’anima del letterato, e l’ambizione lo tiranneggia: ora nè chi è venale, nè chi è schiavo delle sue passioni può degnamente amare, nè drittamante seguire l’arte sua. Bensì colui che, siccome gli altri, aveano per unico fine o la ricchezza, o la fama, così ha invece per unico fine l’amore disinteressato, e l’onore generoso dell’arte sua, riescirà a far sì ch’ella ridondi di vantaggio alla patria. E veramente se vi è gioia nobile e pura sulla terra quella si è certamente, al mio parere, di dilettare e giovare i proprii concittadini, i quali per quanto l’invidia del mondo e la cecità del volgo, e la follia del caso si op-