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ria delle lettere, de’ quali io mi contenterò di eleggerne uno memorabile fra gli altri tutti. Giovanni Locke per universal consenso arricchì il suo secolo del libro più eloquente e più utile fra quanti mai illuminano il mondo: più eloquente perchè non solo è scritto con tutta schiettezza di lingua e rigore di stile, e calore di pensiero che è reputato in ciò esemplare da tutti gli Inglesi, ma ben anche perchè è disegnato con mirabile architettura di parti, eseguito con profondità di ragionamento e dotato di quel fuoco magico della persuasione a cui il solo stile e il solo ragionamento non giungono, ma che nasce da un certo vigore di concepire le idee e da cert’amore nell’esporle; doti che dagli antichi greci e latini erano creduti doni celesti, onde consacrarono tempii ed altari alla Dea della persuasione. Alla bellezza del libro di Locke aggiungesi, come si è detto, il merito dell’utilità, non tanto per le verità ch’egli espose, quanto per gli errori che dileguò. E infatti la metafisica platonica e cartesiana che ingombrò di tanti paradossi la strada delle scienze ne’secoli antichi e moderni, e il gergo delle scienze scolastiche si dileguarono appena pubblicato quel libro; e chi volesse esaminare i sistemi d’Elvezio, di Rousseau, di Bonnet e di altri