essere immaginati, combattuti, vinti, e obliati. Corso e ricorso perpetuo di molti errori, e di pochissime verità, di insufficienti esperienze e d’ipotesi immaginarie che pur giovano all’intento della natura, che sembra essere di tener sempre in moto le passioni e l’ingegno di tutti i viventi. Ma io voglio omai accordare ciò che sarebbe d’effetto micidiale alle lettere ove non s’accordasse; ed è che il letterato abbia non solo lusinga ma piena certezza morale che quand’egli scriva con eloquenza e con verità, il suo nome volerà chiaro ed eterno per le bocche degli uomini; alla quale certezza aggiungeremo che egli sia siffattamente innamorato della gloria che la scorga in tutta la sua bellezza, e che con la fantasia degli innamorati le ascriva un non so che di divino, per cui egli accompagnato da questa divinità della gloria possa superare la morte e vivere oltre il sepolcro. Così dunque sia, ma ne risulterà forse che egli viaggi meno misero sulla terra, e che ove non la sapienza e la dignità dell’animo l’accompagnino, ma il solo amor della gloria conseguirà la riposata e facile vita a cui ogni uomo aspira naturalmente? Per soddisfare a siffatta questione e per vedere se la gloria basta al letterato, ci si affaccerebbero infiniti documenti nella sto-