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lo sieno, come infatti sono assai giusti verso questi due poeti, il primo de quali diè in una pazza licenza, l’altro in una pazza servitù di gusto letterario. Bensì una storia delle riputazioni letterarie sarebbe libro fecondissimo di nuove materie a chi lo scrivesse, ed utile e di curioso diletto a’ lettori, e molti vedrebbonsi specialmente in Italia liberati dalla oscurità ove da tanti secoli stanno nascosti, molti altri balzati dalla sede ove con meraviglia e dolore di pochi saggi stanno anche a’di nostri dominando le scuole. Chi dunque può accertare della fama meritata, quell’uomo che le sacrifica ogni comodità di vita ed ogni pace di cuore? Però le lettere ov’ei le drizzi unicamente alla gloria, non possono in verun modo assicurarnela nè in vita nè in morte; e quindi questa passione non sodisfatta gli sarà sempre sorgente di dolore ov’ei al contrario la presumeva di felicità. Perchè come mai senza un accecamento di ragione potranno sperare felicità dalla sola gloria gli uomini letterati, artefici, e scienziati, mentre appunto questa felicità della fama dipende in vita dalle passioni degli altri mortali, ed in morte della cieca stabilità delle sorti? Perocchè la fortuna o con imprevedute rivoluzioni del mondo, o con lentissimo moto perenne