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schi e di lussso era piena non dirò se la casa o il postribolo di Pietro Aretino, uomo di mediocre ingegno e d’anima rozza; a tanto giunge la cecità di coloro che vanno giudicando le muse, ed assegnando con le loro sentenze la fama de’ letterati. Nè devesi questa ingiustizia contro l’Ariosto apporre all’ignoranza del secolo, perchè ognuno sa che quello fu anche il bellissimo tra tutti i secoli dell’Italiana letteratura, e delle arti belle quando Leone X, quando Michelangiolo, e Raffaello, e Bernardo Tasso, e Niccolò Machiavelli, e il Bembo, e il Casa, il Trissino, il Fracastoro, e tanti e tanti fiorirono uomini egregi e Principi cari alle muse. Anzi quest’esempio unito a tanti altri, di cui si può dire tessuta la storia letteraria, deve ognor più confermare gli uomini i quali per mezzo delle lettere non cercano che la sola gloria, che questo intento tuttochè generoso li renderà infelicissimi in vita, benchè forse celebri dopo la morte. Colui che aspira alla gloria deve in tutto e per tutto avere la consolante filosofia di quegli uomini, che nelle infermità della vita sperano con somma rassegnazione nella immortalità dell’anima, e godono in certo modo de’guai presenti e transitorii, perchè sono certi d’essere risarciti con beni futuri ed eter-