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62 GUERRE GOTTICHE

e non alle speciose parole; che non il principio d’una illustre azione, ma il suo termine rende testimonianza alla virtù di chi ne fu l’autore. Nè dir si conviene pauroso del nemico un esercito che appena fattosi vie più agguerrito vola a combatterlo, di tali sono bensì quanti ritraggonsi dalla pugna per istarsene di continuo sani della persona. Abbiavi ancor meno tra voi chi tema perdere questa città; imperocchè se i Romani parteggiano di buon grado con noi sapranno, costantemente fedeli, serbarcela, e di ottima voglia al nostro pronto ritorno ci riaccoglieranno: se per lo contrario macchinarono ai nostri danni, coll’introdurre il nemico entro lor mura ne apporteranno minor nocumento, meglio essendo il venire alle prese con iscoperti avversarj; provvederò tuttavia che nulla di simile ne accada, e copiose truppe capitanate da espertissimo duce rimase quivi di mio volere sapranno ad ogni evento prenderne opportuna difesa. Così stabilito il tutto ne’ debiti modi non ci proverrà in fede mia dalla nostra partenza il minor danno.»

IV. Vitige si tacque, ed i barbari fatto eco a’ suoi detti affardellarono prontamente. Raunato di poi con Silverio vescovo della città il senato ed il popolo romano, diede loro molti consigli, e rammentando il regno giustissimo di Teuderico esortavali tutti a guardare di buon occhio le gottiche genti; senza che obbligolli con santissimo giuramento a rimanergli fedeli. Scelti quindi non meno di quattro mila valenti guerrieri loro fidò la custodia di Roma preponendone al comando Leuderi uomo di provetta età e di specchiata pru-