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LIBRO PRIMO 43

malissimo fondato ogni sospetto di frode, mettendo fuor di timore l’esempio de’ Siciliani, i quali or ora francatisi dai barbari tiranni per fidarsi a Giustiziano godono di presente una libertà scevra affatto di molestie: e sì dicendo tutti correvano tumultuariamente ad aprire le porte. Incolloritisi i Gotti nè forti abbastanza da resistere si partivano; quando Pastore ed Asclepiodoto ragunati i cittadini ed i barbari tennero il seguente discorso: «Nulla v’ha da stupire che una popolazione metta a gravissimo ripentaglio sè stessa e le cose sue; ed in ispecie quando, non fatto partecipe de’ proprj divisamenti alcun saggio ottimate, vuol erigersi in arbitro de’ pubblici affari. Ma noi, sendo imminente la comune rovina, non possiamo contenerci dal prestare almeno l’ultimo servigio alla patria con questa esortazione. Voi dunque, o cittadini, procacciate in tutti i modi, come vediamo, di assoggettare le vostre persone e la città a Belisario, il quale vi promette monti e mari d’oro con santissimi giuramenti. Nessuno per certo negherà convenirvi tali offerte, quando egli unitamente a queste possa eziandio obbligarsi di soggiogarvi colla guerra; conciossiachè riterremmo dementissimo chiunque non adoperasse di amicarsi al futuro signore. Ma se per lo contrario dubbia è l’impresa, nè mortale può entrare idoneo mallevadore per la fortuna, non porrete voi mente alle calamità che cercate di vostra posta trarvi addosso? Egli è certo innanzi tutto che i Gotti se usciranno dell’arringo trionfanti ci danneranno, quali odiosissimi loro nemici, ad acerbe pene, consapevoli che non da necessità costretti,