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LIBRO TERZO 287


CAPO IV.

Artabaze parlamenta i Romani; — Totila i Gotti. — Certame da solo a solo tra Artabaze ed Uliare, in mezzo ai due eserciti, funesto ad entrambi. — Strage e vergognosissima fuga de’ Romani.

I. Totila udito ch’ebbe gli avvenimenti di Verona chiamò a sè gran parte dei Gotti ivi di stanza, ed arrivati condusse contro il nemico tutte le truppe nel numero di cinque mila combattenti. I romani duci fattine consapevoli pigliarono a deliberare sulle presenti bisogne, e tal si fu la opinione da Artabaze esposta: «Nessun di voi, o duci, pensi meritevoli di spregio questi nemici perchè inferiori a noi di numero; nè al mirare di fronte guerrieri vinti da Belisario creda poterli a tutto bell’agio combattere. Molti per verità animati da questo falso raziocinio videro poscia delusa ogni loro speranza, nè mancaronvi di quelli che per disprezzare intempestivamente altrui caddero dall’acquistato potere. Oltre ciò, ora noi abbiamo che fare con uomini cui le sofferte sciagure invitano a prosperi avvenimenti, da una disperata fortuna originando un sommo ardire. Nè io così vi ragiono indotto da cieca sospicione, ma dall’avere chiaramente sperimentato in quest’ultima pugna qual si fosse il coraggio loro. E male si apporrebbe chiunque credessemi in errore nell’ammirarne la bravura per esserne stato vinto da pochissimi soccorso, poichè il valore de’ combattenti, sien pur superiori o inferiori