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LIBRO SECONDO | 235 |
tanta quattro stadj, ed alla città di Ravenna ottanta, vo’ dire il viaggio di tre giornate.
II. Aussimo posta su d’alto colle non ha via che dal piano vi metta, è pertanto affatto inaccessibile ai nemici. Vitige aveane fidata la custodia ad un’eletta di gottiche truppe ben persuaso che prima dell’espugnazione di lei gl’imperiali non sarebbonsi attardati di procedere coll’esercito a Ravenna. Belisario giunto ad Aussimo colle sue genti comandò che si guernissero di trincee le radici del colle; ma nel mentre che e gli uni e gli altri da quinci e da quindi vanno erigendo alla rinfusa le tende, i Gotti aocchiato ch’e’ teneansi a molta distanza tra loro (essendo lo spazio assai vasto), ne arguiscono la impossibilità d’un vicendevole soccorso, e persuasi di ciò fanno sull’annottare una sortita dalla porta volta ad Oriente, dove il condottiero proseguiva tuttavia colle sue lance e co’ suoi pavesai le opere del campo; or questi armatisi alla meglio nel tramazzo opposero valida resistenza, e pigliato nella tenzone coraggio in poc’ora costrinsero gli assalitori alla fuga, inseguendoli sino alla metà del colle. Qui li barbari, confidando nella forte posizione del luogo, fermato il passo volgon la fronte al nemico e scoccando lor faretre dall’alto in buon dato uccidonne, finchè sopravvenne la sera a mettervi fine; partitesi allora le due fazioni si tennero tutta la notte in guardia. Oltre di che il dì innanzi a questo badalucco parecchi Gotti erano usciti coi primi albori a foraggiare sulle vicine campagne, e nelle susseguenti ore notturne ricalcavano la via della città per nulla sapevoli dell’arrivo de’ nemici; di maniera che ve-