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LIBRO SECONDO 227

per quindi soccorrere di compagnia Milano. Se non che rifiutansi l’uno e l’altro di obbedire quando Narsete non venga destinato a condurli; Belisario adunque scrive a costui dicendogli: «Non sono che un vano corpo tutte le imperiali truppe, le quali ove non mostrinsi concordi alla foggia delle umane membra, ma voglian di per sè operare, ci condurranno, senz’aver fatto nulla di quanto è mestieri, a tristissimo fine. Abbandonata quindi l’Emilia priva di luoghi forti, ed ora di nessun vantaggio ai Romani, imponi di subito ai duci Giovanni e Giustino che vadano prontamente ad unirsi alle truppe accampate a breve intervallo da Milano, per movere poscia con bastevoli forze a vincere i barbari assediatori di quella città; nè trovomi qui altra gente da mandarvi. Aggiugni di più innanzi tutto disconvenire, se mal non m’appongo, che militi di qua si partano per soccorrere Milano, dovendo essi consumare nella via tante giornate, quante voglionvene per rendere l’arrivo loro più tardo del bisogno; pervenutivi inoltre non potrebbero valersi de’ cavalli, stanchi dal viaggio, a combattere il nemico. Ma se con Martino ed Uliare muovano Giovanni e Giustino, trionferanno fuor d’ogni dubbio della fazione contraria ivi concentrata, e liberi poscia di tutte le opposizioni farannosi nuovamente nell’Emilia.» Narsete ricevuto il foglio ordina ai prefati duci che procedano alla volta di Milano col rimanente esercito; nè guari dopo Giovanni trasferitosi alla spiaggia marittima vi provvede le