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134 GUERRE GOTTICHE

per quella grandezza cui ascese già tempo il costoro imperio; che se li vedesti nella presente guerra ristarsi dal fare azioni meritevoli di memoria, non è uopo attribuirlo a tralignamento degli animi loro, ma tutta la colpa ne ricade su’ duci, i quali nell’ordinanza seduti in arcione rifiutansi di sottostare alla comune fortuna delle armi, sol buoni a darsi alla fuga anche prima d’imbrandire la spada. Tu non ignori essere cotesti duci da fanti passati ora cavalieri, nè volersi più rimanere nella prima ordinanza: eglino adunque abbiano pure il tuo consenso di parteggiare presentemente con gli altri in sella, ma non ricusare a noi di condurre la pedestre soldatesca; a noi diciamo, che da fanti e de’ fanti alla testa farem petto alla moltitudine de’ barbari nella brama di eseguire contro il nemico quanto sarà del volere divino.» Belisario porto orecchio a tali parole in sul principio ricusò di secondarle, amando entrambi fuor misura in grazia del sommo valore, nè opinando opportuno il mettere a ripentaglio sì piccola mano di gente. Non di meno vinto alla fine dalle premurose istanze loro dispose che parte della romana plebe vegliasse alla difesa delle porte, de’ merli e delle macchine, e schierò i fanti presso la battaglia con ordine di obbedire a Principio e Termuto, acciocchè intimoriti dal pericolo non isgomentassero il rimanente esercito, o se qualche drappello de’ cavalieri voltasse le spalle non potesse vie maggiormente dilungarsi, ma fattovi corpo tornasse a respignere il nemico.