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LIBRO SECONDO 459

ria, per guarentirla dai colpi, conferendone a Domenico il comando. Presi di poi seco i migliori più fidati cavalieri venuti da Bizanzio andò alla sinistra di essa, inviando alla diritta le rimanenti truppe divise in tre bande; la maggior delle quali era capitanata da Giovanni fratello di Pappo, la seconda da Teodoro cappadoce, e la terza da Ildigero. Non vedevi al contrario nell’esercito nemico ordine alcuno, tenendosi alla foggia barbarica sbandato; nè troppo da lunge seguivanlo più migliaia di Maurusii aventi molti condottieri, ed in ispecie Iabda ed Ortea: ma questi non erano tutti di buona fede con Stoza, numerandosene tra loro non pochi di quelli che aveano già spedito messi al duce romano promettendogli, cominciata la fazione, di congiugnersi apertamente seco lui (guardossi nullamanco Germano dal prestarvi ombra di fede, sapendo benissimo non trovarsi genia più misleale di questa); mercè di che dimoravano vicini sì ma separati dall’esercito ribelle, attendendo l’esito della pugna per correre poscia col vincitore a fare scempio dei vinti. Stoza scoperta la insegna del condottier romano fe animo a suoi d’investire quel corno, ma gli Eruli guerreggianti seco disapprovarono il comando avuto, adducendo ch’e’ non conoscevano quanto si conveniva le forze di Germano; attaccherebbero bensì comandati l’opposto corno, il quale debolissimo per reggere all’urto piegherebbe, mettendo col suo indietreggiare tutto l’esercito in confusione: che d’altronde se avesse il nemico riportato qualche vantaggio, addiverrebbe incontanente la sconfitta loro generale ed irreparabile.