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LIBRO SECONDO 263

perassero di gran pezza quelli persiani, o se pur vuoi il danaro consumato nel lungo viaggio1. Tal fine ebbe il tradimento del barbaro contro Dara.

  1. A tale ambasceria dà il Nostro assai più rilevante scopo nella Storia miscellanea, ove dice che Isdegunna si portò a Bisanzio per trattare la pace, ma solo vennegli fatto dopo molte controversie di conchiudere una tregua per cinque anni (quella indicata al § 1 di questo capo), ponendo tra le altre condizioni di essa l’obbligo all’imperatore di sborsare ai Persiani due mila libbre d’oro pel quinquennio, e libbre seicento pe’ diciotto mesi trascorsi dall’una sospension d’armi all’altra, del quale tempo consumato in conferenze pretendeva il monarca ritrarne qualche vantaggio. Si domandò parimente a Giustiniano la restituzione di Besato, di schiatta illustre ed in pieno possesso de’ reali favori, addivenuto in Armenia prigioniero di Valeriano, e trasportato in Bizanzio ove tuttora dimorava in istrettissimo carcere. Alla quale inchiesta, sebbene accompagnata dall’offerta d’un generoso riscatto, aderì l’imperatore mandandoglielo di bando giusta le insinuazioni d’Isdegunna, il quale andavagli ripetendo che i buoni uffici di costui sarebbero stati un mezzo efficacissimo per indurre il re a levare le truppe dalla regione de’ Lazj. Quest’ambasceria in fine d’Isdegunna, qui riportata sotto l’anno decimonono dell’imperio di Giustiniano, ha un’epoca nella prefata Istoria anteriore di quattro anni (cap. 15).