Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/145


111

sembianze, ma in sostanza vere furie mezzo uomini, sorte a travagliare e a metter sosopra l’universo mondo. Il che e d’altronde può facilmente argomentarsi, e dalla qualità delle strane scelleratezze, nelle quali i demonii di gran lunga superano ogni ingegno ed ogni tentativo umano. E di vero quantunque ne’ passati secoli sieno vissuti uomini, o per natura, o per circostanze oltre ogni misura formidabili, i quali città, provincie, e contrade intere abbiano maltrattate; niuno però fuvvi che da fondo in colmo sovvertisse il genere umano, e l’universo mondo, siccome fecero questi due. Ed ai crudeli loro attentati in minar gli uomini si prestò ministra anche la fortuna, perciocchè in quel tempo medesimo, siccome or ora dirò, tante, e sì grandi devastazioni avvennero e per tremuoti e per pestilenze e per alluvioni, che come queste, anche le accennate iniquità paiono di tutt’altri opera che di uomini. Ma vero egli è che la madre di Giustiniano dicesi aver raccontato ad alcuni suoi intrinseci non essere egli stato prole di Sabbazio suo marito, nè di alcun altro uomo; ma che prima d’essere di lui incinta molte volte venne a lei una specie di Genio, che non per veduta, ma per contatto solamente conversava con essa e giacevasi; e come se fosse stato il marito la trattava, e di poi quasi per sogno spariva. Alcuni camerieri d’animo purissimo, dissero che mentre di notte stavano presso a Giustiniano parve loro di vedere in vece sua l’insolita larva di un Genio. Ed uno di essi affermava aver veduto Giustiniano tutto ad un tratto dalla sedia reale alzatosi, giacchè non era mai solito a star lungo tempo seduto,