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DECENNALE PRIMO. 353

Così tutta Toscana si scompiglia
     Così perdesti Pisa e quelli stati
     24Che dette lor la Medica famiglia.
Nè poteste gioir, sendo cavati,
     Come dovevi, di sotto a quel basto
     27Che sessant’anni vi aveva gravati;
Perchè vedeste el vostro Stato guasto
     Vedeste la Cittade in gran periglio;
     30E de’ Francesi la superbia, e il fasto.
Nè mestier fu, per uscir dallo artiglio
     D’un tanto Re e non esser vassalli,
     33Di mostrar poco cuore, o men consiglio.
Lo strepito dell’armi e de’ cavalli
     Non potè far, che non fosse sentita
     36La voce di un Cappon fra cento Galli;
Tanto che il Re superbo fe’ partita,
     Poscia che la Cittate esser intese
     39Per mantener sua libertate unita.
E come e’ fu passato nel Sanese,
     Non prezzando Alessandro la vergogna,
     42Si volse tutto contro al Ragonese.
Ma il Gallo, che passar securo agogna,
     Volle con seco del Papa il figliuolo
     45Non credendo alla fè di Catalogna.
Così col suo vittorioso stuolo
     Passò nel Regno, qual Falcon, che cale,
     48O uccel ch’abbia più veloce volo.
Poichè d’una vittoria tanta, e tale
     Si fu la fama nelli orecchi offerta
     51A quel primo motor del vostro male,
Conobbe ben la sua stultizia certa;
     E dubitando cader nella fossa
     54Che con tanto sudor s’aveva aperta,