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si pigmei gigantes adgredimur, inulto magis nobis quam illis paratur victoria. Illis enim sicut contendere turpe est, sic erit cedere turpissimum; nos non tantum vinci ignominiosum, quam decorum contendisse ducimus, ipsum competitorem habentes, cujus nutu istic omnia fiunt; propterea quacumque fuerimus usi fortuna, talibus nos hujuscemodi excidisse aufis non poenitebit. Vale. Kal. Decembris 1497.1


II.


A un Amico.


Per darvi intero avviso delle cose di quà circa al Frate2 secondo il desiderio vostro, sappiate che dopo le due prediche fatte, delle quali avete avuta già la copia, predicò la domenica del Carnesciale, e dopo molte cose dette, invitò tutti e suoi a comunicarsi il dì di Carnesciale in S. Marco, e disse che voleva pregare Iddio che se le cose che gli aveva predette non venivano da lui, ne mostrasse evidentissimo segno; e questo fece, come dicono alcuni, per unire la parte sua, e farla più forte a difenderlo, dubitando che la Signoria nuova già creata, ma non pubblicata, non gli fosse avversa. Pubblicata dipoi il lunedì la Signoria, della quale dovete avere avuta piena notizia, giudicandosela lui più che e li due terzi nemica, avendo mandato il Papa un Brieve che lo chiedeva, sotto pene d’interdizione, e dubitando egli ch’ella non volesse ubbidire di facto, deliberò o per suo consiglio, o ammonito da altri, lasciare il predicare in S. Reparata, et andarsene in San Marco. Pertanto il giovedì mattina, che la Signoria entrò, disse in S. Liperata, che per levare

  1. Quelli pochi versi latini furono per avventura dal Machiavelli scritti a quel Messer Francesco nominato nella precedente lettera, ad altri che trattava in Roma la causa della Pieve di Fagna.
  2. Fra Girolamo Savonarola.