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la donna infelice, poi ch’ebbe a soffrire il maggiore d’ogni oltraggio, restituì la bella persona alla eterna sorgente.

In un sogno m’apparve Ko-ciung, lo sposo di quella misera, e fece sì che io giungessi a scoprire un involto d’argento, il quale, confrontato con poche linee di caratteri, è bastato a fornire una indubitabile prova.

Ora, considerando che Lao-Kiun, il divino fondatore della religione del Tao, non tollerò la scostumatezza di Siu-kia; come si potrebbe parimenti, secondo le regie leggi, sopportare il violento adulterio di Yen il taosse?

È nella legge, che siffatti colpevoli paghino con la vita il fio dei propri delitti: a lui dunque sarà impossibile sottrarsi alla pena del capo che lo aspetta.

Avendo questo processo posto in evidenza che Ko-sin è puro d’ogni colpa, egli potrà ritornare alle prime abitudini della famiglia.

Kuang-kuo, avendo sconsigliatamente mossa una falsa accusa, si è fatto reo di capitale delitto.»