Pagina:Notizie della stampa in Prato (Toscana), Firenze, 1908.djvu/4


stamperia se non nell’ultimo ventennio del secolo decimottavo. Indagar le ragioni di questo tardo incominciamento dell’arte tipografica pratese non è qui opportuno; pur vien naturale supporre come principalissima, la vicinanza a Firenze, in cui la stampa fu esercitata quasi dalla sua invenzione, e vi prosperò per il continuo e largo commercio de’ libri anche in lontane regioni. E probabilmente sarebbe scorso ancora altro tempo, se agli 8 di settembre del 1780 non fosse stato eletto vescovo di Pistoia e Prato Scipione de’ Ricci, celebre per quelle riforme ecclesiastiche favorite dai Giansenisti e tollerate, finchè il tollerarle era utile, dal granduca Pietro Leopoldo. A sostegno e difesa delle quali riforme, che la sagacità del popolo chiamò scioccherie,1 e parvero ai più non sempre opportune, spesso eccessive e sbagliate; sentiva il Ricci la necessità d’avere a sua disposizione nelle due diocesi una stampa ligia. A Pistoia tentò d’aprire una tipografia a carico del Patrimonio Ecclesiastico, ma non riuscitogli il progetto, dovè contentarsi del tipografo Bracali alienissimo dal rischiare un soldo per far piacere a Monsignore. Trovò invece a Prato un fautore delle sue riforme ed esecutore del suo disegno nel cavaliere stefaniano Francesco Buonamici, che volenteroso sostenne le spese della stamperia, aperta l’anno 1784 nelle stanze terrene dell’Episcopio sotto il nome di Vincenzio Vestri.

Tale apertura si annunziò nelle Novelle letterarie di Firenze del 1785, (col. 706), avvertendo che Prato

2
  1. Diario di Pietro Razzai popolano. Ms. nella Biblioteca Roncioniana di Prato.