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vernò per gran tempo con le leggi Ateniesi. Fu confederata

    miracoli della plastica e della toreutica; e per su le pareti i capolavori della megalografia, e le grazie della minor pittura, e i paesetti, e le marine con tutte le svariate adornezze de’ mille colori, onde si coprono gli intonachi pompeiani ed ercolanesi. Ancora, nell’astronomia i Napolitani assai studiarono, e usaron calendario distinto con le immagini de’ pianeti; onde furon passionati ammiratori de’ poemi di Arato. I porti, che loro apriva il sinuoso lido su cui abitavano, li rendevano idonei ad esercitare la nautica, e a dimostrarvi valor non comune. Prima che Roma pensasse ad avere armate, le cinquanta triremi che trasportarono le sue legioni in Sicilia non usciron che da Napoli, Taranto e Locri; e co’ Tarentini e co’ Regini a quando a quando inviavano navi a’ loro alleati. Sotto gli lmperadori poi quì traevano i più ricchi Romani, sia per respirarvi aere più salubre, sia per riposarsi dalle grandi imprese, e vivere con tutti gli agi della vita fra l’urbanità e le usanze de’ Greci, come avevan fatto Tullio, Pompeo, Bruto, Lucullo, ed altri illustri. La città delle eleganze, la greca Napoli, fu creduta degna che vi si educasse l’erede del trono, il piccolo Marcello, Quì cantava l’autor dell’Eneide; quì Augusto veniva a diporto; quì si celebravan giuochi in onor suo. Ed egli adornando di belle opere e di splendidi marmi Napoli non pure, ma la stessa Palepoli, volle che anche questa avesse a tenersi come da lui rinovellata e che, deposto l’antico nome, fosse qual parte di Napoli considerata. Oltre a ciò, attestano quanto fra noi fossero state in pregio le arti, i tanti collegi dove a meglio perfezionarle trovavansi ascritti marmorari, unguentari, saponari, lanisti, architetti, fabbri, arcari, vitrari, figuli, littigari, pellioni, deauratori, argentari, come si trae dalle iscrizioni, e da altre antiche testimonianze.
       In Napoli la famigerata Lalla condusse le sue pitture su tavole e sopra avorio, fra cui maraviglioso era il ritratto che fece di sè stessa allo specchio. Ella sì caro prezzo ne esigeva, che più non solevano nè Sopoli, nè Dionigi, artisti di gran rinomanza,; nè vi era chi la vincesse nella celerità dell’esecuzione.
       A chi poi non è nota la famosa scuola di Metronatte, frequentata qui da Seneca? Chi non conosce la palestra di Napoli? Vi si