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principiò a crear Cavalieri nel novello Regno; e ne creò

    maestri, caddero in tutt’ i vizi che il malaugurato vezzo dell’imitazione de’ modelli bizzarri e capricciosi, e la vaghezza di cercar novitià dove non era mestieri, portarono irreparabilmente all’arte del dipingere. In guisa che i nostri pittori, dalla seconda metà del secolo XVII al primo ventennio del secolo corrente, non furono altro che immaginosi decoratori di volte di chiese o di palagi baronali, ch’essi sopraccaricavano delle più capricciose figure ed ornati dell’esagerato e goffo manierismo.
       Ritornato ora in certo qual modo il buon gusto della pittura severa, e l’amor di coltivarla nobilmente, è forza a sperare che ella si ristori de’ molti danni passati, rivenendo mercè la perseveranza degli studii all’antico suo splendore.
       Musica. Quando le arti del disegno qui andavan decadendo, sorgeva gigante la musica come per compensare al lustro del bel paese l’ecclissato splendore delle arti sorelle. Fu per virtù dell’immaginoso ingegno de’ Napolitani e della feracità e versatilità del loro intelletto, che quest’arte si levò a tanta altezza presso di loro da averne il primato sopra ogni altro paese d’Europa, il risorgimento della musica moderna cominciò tra noi nel secolo XVI, quando furono aperti quattro diversi collegi agli studiosi di quest’arte incantatrice. Di tali collegi uscirono assai valenti artisti; ma nissun di costoro in lungo periodo di anni si segnalò per nuovi trovati o immegliamenti portali all’arte musicale. Il primo che in ciò si acquistasse rinomanza fu Alessandro Scarlatti, vivuto dal 1650 al 1725, il quale vuol tenersi a buon diritto come il fondatore dell’odierna musica, per aver riformato la parte strumentale e renduta la melodia espressiva e ricca di novelle grazie, mai non disgiungendola dalla semplicità e chiarezza che son primi suoi pregi. La scuola dello Scarlatti produsse Niccola Porpora, cui devonsi i progressi del canto ed un numero di opere teatrali, su le quali studiando forte Leonardo Leo, suo discepolo, venne in tanta celebrità da far sin d’allora tenere i Napolitani in tutta Europa come i più valorosi maestri di musica teatrale. Nella immatura perdita del Leo sostenne il nostro vanto Francesco Durante, cui era serbato il merito dì rendere agevole lo studio del contrappunto. A lui pur devonsi i partimenti, la cui