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quì dimorò per lo spazio di due anni; e nell’anno 1130

    dolfo, Francesco Imparato, Francesco Santafede, Francesco Curia e non pochi altri allievi di costoro.
       Addivenuto abile nella pittura Fabrizio Santafede, e’ vide tanto danno e cercò a tutta possa darvi riparo, tornando l’arte alla buora via; ciò che ottenne facendo opere sì castigate nel disegno, sì leggiadre e soavi nel colore, con espressione bella congiunta al vero, che gli meritarono il plauso universale sì che ne fu chiamato il Raffaello napolitano. Vìssero all’età sua i valorosi Scipion Pulzone, Girolamo Imparato, Bellisario Corenzio, Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, e quel raro ingegno d’Ippolito Borghesi, il quale seppe maravigliosamente mostrarsi grande imitatore dell’Urbinate.
       Mentre qui l’arte era come in tutta Italia fiorente, s’intese rumoreggiare una maniera affatto novissima d’imitar servilmente, la natura senza scelta di forme, e con effetti di luce cacciati in mezzo a grandi masse di scurissime ombre. Michelangelo da Caravaggio ebbe tostamente moltissimi seguaci in questa sua scuola detta dei naturalisti, la quale cagionò all’arte non minor danno dell’altra dei manieristi, entrambe non del tutto divelte più mai. Dei nostri pittori il primo a seguir la maniera caravaggesca fu Giovan Battista Caracciolo, più conosciuto co’ nomi di Battistello e di Caracciuolo, il quale fu ancor più esagerato e bruno del suo maestro. Da’ costui precetti uscì Massimo Stanzioni, cui l’arte deve molti immegliamenti. Egli fondò una scuola, se non di tutti, scevera certamente di moltissimi difetti che fino allora deturpavano Ja pittura. In questa scuola lavorarono Pacecco di Rosa, Giuseppe Marulli ed altri molti di minor conto. Moltissimi poi frequentavano quella del celebre Giuseppe Ribera, lo Spagnoletto, da’ cui ammaestramenti vennero all’arte Errico Fiammingo, Bartolommeo Passante, Cesare e Francesco Fraganzano, Andrea Vaccaro, Luca Giordano e l’oracolo delle battaglie, Aniello Falcone, che lasciò erede del suo valore in ritrarre tali sanguinose scene il rarissimo ingegno di Salvator Rosa, da cui vien tanta rinomanza e celebrità alla scuola napoletana.
       Dopo tutti quanti i mentovati artisti la nostra scuola ne conta altri moltissimi, i quali dilungandosi dallo studio degli antichi