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Tornato in Napoli da Palermo, col Pontefice Innocenzo II

    a Colantonio del Fiore, uno de’ più benemeriti dell’arte pe’ tanti progressi che le portò col suo raro ingegno, ed anche per essere stato la fortunata cagione per cui si svolgesse a pro dell’arte medesima la portentosa mente dello Zingaro, il quale per incanto di amore giunse a eguagliar non solo, ma a sorpassar di gran lunga i contemporanei suoi, tra cui si elevò a caposcuola. Egli studiò la natura con l’arte, e tanto fe’ coll’ingegno e co’ pennelli da vederla innalzata sin dove più non potevasi a’ tempi suoi, ed oggi ancora le sue opere son puri e schietti modelli del ben fare ai volonterosi di percorrer la difficile via di quel grande. Simon Papa, Pietro e Polito del Donzello ed Agnolillo Roccadirame sostennero la fama dello Zingaro lor maestro. Il primo lo imitò più da vicino ma con maniere assai più larghe, l’ultimo, per mostrarsi troppo minuto ed esatto, cadde nello stentato: i Donzelli poi fecero trasparire ne’ loro lavori più la maniera della scuola dell’Umbria, anzichè quella dell’ultimo lor maestro. Apparve poscia Silvestro Buono, figlio e discepolo di Buono de’ Buoni, compositore poco felice ma valente nel disegnare e nel colorire. Ancor più valoroso di lui fu Agnolo Franco che si contraddistinse soprattutto per le soavi e caste espressioni delle Madonne. Vennero dopo costoro Giovan d’Amato il vecchio, Bernardo Tesauro ed il figliuol di lui, Erasmo Epifanio, co’quali cessò la scuola tanto pregiata de’ secoli XIV e XV, cui fu antesignano lo Zingaro.
       Andrea Sabbatini da Salerno, nato nel 1480, morto nel 1545, piena la mente delle grandi conoscenze, ed abile la mano, con gli ammaestramenti e con lo studio di Raffaello torna in patria per arricchir Napoli di sue belle opere, e ponesi a capo del novello stile che avea appreso dal suo divin maestro. Il Sabbatini ebbe la fortuna di aver grandi seguaci della sua scuola, e tra’ più valenti furono Giovan Vincenzo Corsi, Gio: Bernardo Azzolini, Francesco Ruviale detto il Polidorino, Pietro Negroni, Simone Papa il giovane, Gio. Bernardo Lama, e Gianfilippo Criscuolo. Fu loro contemporaneo Marco di Pino Sanese, il quale preso del fare malagevole e non imitabile del Buonarroti, introdusse nella nostra scuola quel manierato che fu di grave danno a sè ed agli acciecati suoi segnaci, tra cui son da noverare Giovannangelo Criscuolo, Pompeo Lan-

     Celano — Vol. I. 20