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così con l’assenso del Sommo Pontefice Innocenzo (o come

    che ne’ soli metalli preziosi ponessero la ricchezza, che non avessero in gran conto l’agricoltura e che non temperassero in vari modi quella schiva dottrina; anzi fin d’allora scorsero parecchie verità importantissime, state dipoi pienamente dimostrate. Fin dal 1743 il Borgia die’ a stampa un dotto e metodico libro su’ tributi; poco appresso il Galiani fe’ imprimer la sua grand’opera sulla moneta, in cui ciascun’ attenenza del subbietto fu egregiamente discorsa, che non si potrebbe dire se più sia il pregio teorico o il pratico. Ma quel Genovesi che ristorò in Italia gli Studi filosofici, dovea ristorare ancor quelli dell’economia come colui che, abbracciandola poco men che tutta, primo d’ogni altro la considerò da un punto altissimo e veramente scientifico. Cominciò dalla natura ed origine degli umani bisogni, discorse l’indole delle società civili, e venne al modo di farle ricche e popolose, seguitando l’usata partizione dell’agricoltura, delle arti e de’ commerci. Per lui fu in Napoli instlituita la prima cattedra di economia che sia stata in Europa, e non si potrebbe dire l’amore e lo zelo che per tali studi ne fu destato. Indi poi moltissimi chiari scrittori vi si esercitarono, e n’avemmo parecchie opere generali e teoriche, ed assaissimi scritti di determinate applicazioni. Oltre al Filangieri, che nella sua grand’opera trattò anche di quistioni economiche, furon principalissimi il Briganti, il Palmieri, il Galanti, il Delfico. Non potendo per brevità far di loro altra menzione, diremo un tratto della più general indole, sì di questi, che degli altri sunnominati. A simiglianza degli altri Italiani, i nostri economisti non tengono la scienza loro sol come quella dell’arricchire, chiudendo il cuore e la mente a ogni altro riguardo, bensì come la scienza della prosperità pubblica, ond’e’ la innestano a tutta la vita morale e civile. Ma, a differenza dì quelli, i nostri han più libertà di pensiero e più nazionale impronta, e più erudizione e facondia: oltre di che, più o men pregiando l’agricoltura e le arti, loro antepongono i traffichi; la qual predilezione deesi in prima riferire all’esser tutto il reame sul mare, e fors’anche allo spirito riformatore, che, nel far contrasto al medio evo, volea sostituire alla ricchezza territoriale la mobiliare, insomma il lavoro delle medie classi a’ feudali possedimenti.

     Celano — Vol. I. 19