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pre libera, sempre potente, e sempre fedele all’imperio

    comentò gli antichi, ma non fu con la servilità de’ filosofi, e assai prestamente vi si dimostrò il destro e inventivo ingegno de’ Napolitani. Fin dal principio del secolo decimoquarto Flavio Gioia di Amalfi, che certo non fu primo a discovrire la direzion dell’ago magnetico inverso il polo, il primo senza dubbio il sospese o librò nella bussola, così agevolando a’ Portoghesi le lor lontane navigazioni e al Colombo la gloriosa scoperta. L’astronomia, come in tutta Italia, fu in prima studiata per le sue applicazioni alle cose ecclesiastiche, e tosto fu soverchiata dall’astrologia, che preoccupò sino le più nobili intelligenze. Nonpertanto i nostri, per natia virtù d’ingegno, e perchè, meglio che alcun’altra gente italiana, ci pare ch’ e’ conservassero certe tradizioni della sapienza de’ padri loro, si scostaron talvolta dal comun sentiero, ed or tornarono a vita opinioni state poi dimostrate vere da’ moderni, or posero arditatemente in dubbio alcuna non contraddetta affermazione. Così fu rinnovata quella opinion di Democrito, la luce della via lattea esser d’infinite picciole stelle; si osò trovar cangiamento nell’asse di rotazione del globo, e da Girolamo Tagliavia, ristorata l’ipotesi di Filolao, fu insegnato il movimento della terra intorno al sole, e dato forse al Copernico, se non la prima idea, novello conforto a quel grande rinnovamento di astronomia. Nelle scienze fìsiche s’ebbe di simiglianti progressi e forse di maggiori. Le applicazioni e gli sperimenti sonovi più frequenti ed agevoli, o forse che l’alchimia adusò i fisici a, interrogar da sè la natura e a lasciare alcuna volta i libri per i fatti: cominciato così l’osservare, venir ne dovettero continui disinganni ed emendazioni. Prima, più che Aristotele, eran seguitati gli Arabi; poscia, al dechìnare del quattrocento, taluni più arditi, fattisi a studiare su i testi greci, sorsero a ribattere le asserzioni e le stranezze di quelli. E intanto altri descrissero fenomeni allora primamente osservati, ed altri francamente dalle volgari opinioni si discostarono. Insomma fra la general pedanteria fu cominciato veder qualche lume e qualche tentativo di libere indagini, e sì che il Tiraboschi ha potuto scrivere, nel nostro regno essersi fatti in quel secolo i primi sforzi a squarciare la densa nube che involgeva ogni cosa.
       Appo noi la medicina acquistò al principio alcun valore per o-