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valoroso Capitano greco dell’Imperatore Giustiniano. Poi

       Molto abbiam pensato per un’apposita partizione di dette nostre vicende in grandi età o periodi che bene rispondessero all’indole della civiltà scientifica o letteraria in lor contenuto; e ci siam da ultimo determinati a distinguere quattro grandi età, dalla caduta del romano imperio insino a’ dì nostri. Vero è che le scienze e le lettere non han proceduto a un modo, e che eziandio fra le varie scienze questo tal parallelismo non si può nè dee trovare; ma, non potendo per l’angustia del luogo, parlar di tutte distintamente, siamo stati necessitati di considerare le lor vicende in un aspetto generalissimo, per poterle inchiudere in comuni partizioni, e di porne i limiti un poco indeterminatamente. Queste età adunque sono: I. dalla dominazione degli Ostrogoti, presso al fine del quinto secolo, insino al cuore del decimoterzo; II. da quella stagione al rinascimento in Italia delle greche e latine lettere in sul dechinare del decimoquinto; III. dal rifiorire della classica letteratura a’ primi anni del secolo decimottavo -, IV: finalmente da quel tempo infino al nostro.
       La prima è una età, come suol dirsi, di transito e di sola civiltà cittadina, sendochè Napoli non era metropoli del reame, e nemmeno avea primato intellettuale civile, il quale acquistò poi per i favori di Federico II e, non guari dopo, del primo Carlo. La letteratura che altri può trovare in Calabria o in Montecassino non si può considerare come coltura sua, e però dovremo, per l’ indole di questo lavoro, affisarci alla sola città o discostarcene poco. La seconda età è propriamente il suo medio evo, ch’è per la prima volta percosso dal rifiorire delle lettere greche e latine. 11 dodicesimo secolo avea solo apparecchiato le condizioni necessarie al rinnovamento degli studi, ma fu nel decimoterzo che i chiusi germi si disvilupparono. Napoli, decorata di splendida università da Federigo, e poco poi fatta metropoli da Carlo I, ne viene in civile e moral preminenza, onde a poco a poco la letteraria luce delle province sì può e dee considerare come luce sua, e potremo alfine uscir de’ limiti della città. La terza è per la più parte un’età di pensiero impedito, e generalmente un passaggio dai tempi di mezzo a’ moderni, un’assidua lotta e profonda fra il pensier nuovo e il vecchio. La quarta età finalmente è l’età del nuovo e disimpedito pensiero e della ristorata monarchia.