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sino al 537 nel qual tempo ne furono cacciati da Belisario

    ed empirica scuola inglese; nella storia è molto candore, e nissun malvagio e coperto fine, e da ultimo nelle lettere propriamente dette, molta cosi costumatezza e moderazione, non si dovendo far conto alcuno di due o tre scrittori, de’ quali uno fu soldato e un altro sviato giovane discacciato di casa il padre, e ambedue più in pubblico vissero che in privato, e pur non poca parte della lor vita in paese straniero. Quando la famiglia è ancor costumata, non è possibile che le lettere sien generalmente corrotte, massime in quei paesi ove la vita pubblica è poco o nulla. Or sebbene nel decimosesto e decimosettimo secolo i costumi in Napoli, come dapertutto erano scorrettissimi, non però in ogni ordine di persone erane contaminata la famiglia, tra per lo scomponimento della civil compagnia che facea più cari e stringea meglio i dolci vincoli della domestica, e per la virtù salutare del Cristianesimo che molto efficacemente, fin da remotissimi tempi, ha adoperato sul cuore e sulla mente de’ Napolitani. Al quale proposito è da ricordare la coniugal tenerezza di parecchi nostri lirici, che piansero amaramente la morte delle loro mogli, dovechè altrove si è pianta quella delle altrui donne. Lasciando star gli esempii de’ nostri giorni, Berardino Rota, Galeazzo di Tarsia, Giambattista Ardoino, Antonio Caraccio han più o men lungamente scritto in rima delle lor perdute consorti, e alcun tra loro molto pietosamente. E se non è dubbio che i primi sentimenti morali sono inspirati dalle madri, non si potrebbe dire che il modesto e verginal pensiero di Torquato fu educato fra’ primi baci e le materne cure della napolitana Porzia de’ Rossi, e che questa s’abbia a dir l’una delle prime impronte del luogo natio sull’animo del giovinetto poeta?
       Questo è quanto possiamo dire dell’indole della nostra letteratura; ma stimiamo che basti a dare al lettore alcuna generale idea di ciò che costituisce il pensiero de’ Napolitani, e qualche spiegazione e fondamento alle scentifiche e letterarie vicende di cui dobbiam ragionare. Solo aggiungiamo che l’obbietto a questa narrazione è la nostra letteraria coltura in quanto che napolitana essa è onde noi cercheremo, non dì sceverarne, ma di toccar rapidamente e di gettar così in ombra tutto che ci parrà esotico, e non proprio e natural frutto del nostro pensiero.