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le, cancellavano frasi, e toglievano persino pagine intere.

In un giornale, che doveva stamparsi il giorno appresso, si trovava per caso l’esclamazione: «diavolo!», e il Revisore cassó, e sostituì invece «cavolo!» Oh che bei tempi! Non si poteva nominare neanche il diavolo. E se ne potrebbero raccontare migliaia di simili amenità.

Salvatore Tommasi, emigrato a Torino, mandò un articolo da inserirsi nel Morgagni. Si trattava di una confutazione al materialismo di Moleschott. Il Revisore prof. Minichini tolse per intero la parte espositiva di Moleschot, ch’era messa innanzi al detto articolo. Allora il Redattore del Morgagni, che ora scrive le presenti Note, si recò dal Minichini a lamentarsi, che in tal guisa il lavoro riusciva incompleto, monco, e mancava la base sulla quale Tommasi aveva fondata la sua critica. E quello, con voce nasale, rispose: eh, mio caro, l’ho tolta, perchè i lettori potrebbero più volentieri invaghirsi della dottrina materialista di Moleschott, anzichè della critica di Tommasi. Questi ne rimase indignato, e non volle più per molto tempo collaborare al Morgagni.

Si stampava pure in Napoli la così detta Gazzetta Officiale del Regno, che si voleva far passare per giornale politico, nella quale di politica si discorreva sì poco e in così minima parte, che parea come l’Europa non esistesse. Vi s’inserivano sola mente i decreti, le nomine agli impieghi, gli annunzi,