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gnani, Errico Pessina, Luigi Iorio, Ugo Petrella, Amilcare Lanzilli, Beniamino Cannavina, Fedele Cavallo; e poi Angelo Beatrice raccoglitore di scritti antichi inediti, Rosario Ciocio, che insegnava segretamente letteratura; ed uno dei più efcaci, il professore di botanica Vincenzo Tenore, amico e corrispondente di Alessandro Manzoni, che gli chiedeva spesso notizie di piante e fiori. V’intervenivano pure Beniamino Marciano, che fu poi Uffiziale garibaldino; ed in fine i dottori Giuseppe Volpe, ch’era anche poeta, Carlo Contrada, Camillo Pasca, ora colonnello medico, Mario Cossa da Arpino, Luigi Bonaventura da Lacedonia, Antonio Monticelli da Brindisi, Gaetano Tanzarella da Ostuni, Luigi Martuscelli da Muro lucano, Alessandro Cavallo da Carovigno, Luigi Cioffi da S. Cipriano; Giuseppe Azzariti da S. Vito dei Normanni, ed in ultimo Emmanuele Paolucci, Cancelliere di Polizia, che formava la salvaguardia di tutti. Gli studenti

    anni. E per conferma cito le parole scritte di proprio pugno da Salvatore Tommasi in un Album donatomi dagli amici, quando abbandonai Napoli per causa di malattia. «Caro Pietro, il Morgagni che tu hai inaugurato con coraggio e proseguito con amore e perseveranza è stato il primo tratto di uníone della nostra amicizia, la quale sarà eterna come le pagine di quell’Immortale. Solo c’è questo di triste, che il Morgagni sarà eterno davvero, e noi finiremo; ed allora il tratto di unione sarà finito pure.» E nello stesso Album il professor Mayer scrisse: «Pietro, alle tante pene sofferte per mantenere il Morgagni all’altezza dei tempi ti sia largo compenso il nostro inalterabile affetto.»