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erano obbligati dalla Polizia a fornirsi della così detta carta di soggiorno, la quale si doveva rinnovare ogni mese, dopo esibita la fede del parroco, che attestava di aver essi assistito ogni domenica alla messa ed alla predica, cantato l’Ufficio, e fatta la confessione: senza di che venivano immediatamente espulsi o cacciati in prigione.

E pure molti giovani, non provvisti di licenza professionale, sapevano eludere tante vigilanze, ed in mezzo a difficoltà e pericoli di ogni sorta, penetravano in Napoli a studiare segretamente. Ma scoperti, guai a loro!

Fra gli studii privati e segreti Memor non rammenta quello di Sabino Belli, che nei tempi oscuri che correvano, insegnava ad un numero eletto di giovani la Filosofia del dritto di Harens, il Dritto costituzionale di Sismondi ec., e dava spesso a leggere ai suoi discepoli molti libri proibiti.

Ho detto innanzi, che gli studenti se venivano riconosciuti guai a loro! Un ispettore di Polizia, ne arrestò uno, e nel farne rapporto al suo Superiore, scrisse le seguenti testuali parole: l’ho arrestato perchè egli asseriva di stare per affari, mentre io ho scoperto ch’era venuto in Napoli con la prava intenzione di studiare.

Giuseppe Laudisi, ora Provveditore agli studii nella provincia di Bari, fu scacciato dal Commissario Morbilli, sotto la qualifica di studente. Andò a Bitonto sua patria, e da quei negozianti si provvide di lettere, che lo accreditavano come